
Consonanze e dissonanze tra logos musicale e logos filosofico Gabriel Marcel & Jacques Maritain
Jacques Maritain, tra le numerose relazioni di amicizia e di corrispondenza epistolare, con poeti e romanzieri, con artisti e compositori musicali[1] , ne stringe una singolarissima con Gabriel Marcel, amico di Charles Du Bos, anche lui convertito alla cattolicesimo. La relazione è complessa e di non facile sistematizzazione: una relazione che è prima di tutto spirituale e poi intellettuale, che ha interessanti risvolti. Esistono motivi oggettivi di una divergenza non solo caratteriale, ma anche intellettuale tra Gabriel Marcel e Jacques Maritain ma nello stesso tempo specifici motivi di convergenza teoretica e spirituale. Un’evidente differenza tra Marcel e Maritain consiste nel loro stile filosofico. Marcel è non sistematico, diaristico, aperto, talora criptico; Maritain è invece più sistematico, mirato, esaustivo nel dettaglio, e in generale abbastanza chiaro. Marcel è sospettoso del sistema-filosofico e preferisce, invece, offrire punti frammentari, tracce e schizzi ontologici di un’anima impegnata eticamente e in cammino. Nei loro itinerari teoretici è possibile però identificare i seguenti temi comuni: Marcel e Maritain sono i primi filosofi francesi del Novecento, che agiscono completamente al di fuori della tradizione del classicismo cartesiano, condividendo il distacco dalle orme dell’idealismo, del positivismo, dell’empirismo. Sono determinati a offrire un’alternativa filosofica realistica. Altri temi comuni sono il ruolo chiave assunto dalla conoscenza non concettuale nei loro lavori, la coppia concettuale diadica mistero e problema, la questione della intenzionalità, il loro comune interesse per il problema estetico e per quello musicale, il riconoscimento dell’importanza dell’arte nell’illuminare le verità filosofiche e infine la loro preoccupazione verso la struttura e lo sviluppo della società moderna in ambito culturale, sociale e politico. Entrambi condividono sfondi religiosi misti e la presenza operosa di due mogli straordianrie (Jacqueline Boegner e Raïssa Maritain)- Né Marcel né Maritain si considerano filosofi cattolici; quindi, potrebbero più propriamente essere descritti come cattolici con vocazione filosofica. E come tali, la loro condizione esistenziale si dimostra necessariamente conflittuale; vivono irretiti in una società ai cui valori centrali si oppongono radicalmente. Entrambi scrivono per un pubblico che non può condividere e comprendere la loro fede. La metodologia tomista maritainiana, anche se costituisce per molti della sua generazione una bussola orientativa, per altri rimane incomprensibile e non ha una accoglienza accademica all’altezza della sua densità teoretica e speculativa. Lo stesso accade per la metodologia di Marcel, che è troppo personale ed esistenzialmente esperita per essere trasmessa agli altri con facilità. Quindi spinti dalla necessità, offrono nella loro opera evocazioni e spunti piuttosto che un’esposizione completa e statica del loro pensiero, anche se contraddistinta da una grande unitarietà dinamica. Se spostiamo l’attenzione dalle loro differenze filosofiche e ci si orienta verso le loro predilezioni estetiche, comincia a emergere una nuova serie di paralleli e assonanze speciali: la loro comune passione per la musica e l’arte, declinata in una riflessione teoretica abbastanza coerente e in Marcel nella composizione vera e propria di un rilevante corpus melodico.
Quello che cercherò di fare è assumere una prospettiva ermeneutica che parta da dati affettivi e simbolici. Non possiamo infatti misconoscere che l‘affettività vissuta dei due filosofi e le loro esperienze di verità presentite a livello esperienziale, e quindi primariamente pratiche e pre-concettuali, presentino non solo risonanze simboliche, ossia legate ai simboli, ma anche affinità concrete e sorprendenti.

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È possibile rilevare analogie profondissime tra i due filosofi sia nella fase precedente sia a quella seguente all’esperienza della conversione al cattolicesimo; un’analogia che possiamo definire di natura estetica musicale. L’elemento musica costituisce, sia nella vita di Jacques e di Raïssa Maritain che in quella di Gabriel Marcel e di Jacqueline Boegner (professoressa di armonia alla “Schola cantorum” di Parigi) un fattore preminente nella veicolazione di un sentire religioso, di un comune orizzonte mitico- veritativo. La valenza teologica del musicale per i quattro è un’evidenza, l’epifenomeno dell’invisibile nel visibile, della certezza festosa della redenzione. Documento evidente di questa convergente passione per la musica è la fondazione nel 1934 di una “Società degli amici del canto corale”, nata per aiutare l’esecuzione delle musiche di Arthur Lourié[2] . Raïssa, che ne è l’ispiratrice, pensa subito di coinvolgere Marcel. Marcel scrive in proposito a Maritain: «L’idée de constituer une association du Chant Choral est peut-être bonne»[3] . Altro elemento da sottolineare è l’attenzione verso il problema estetico. Jacques e Raïssa Maritain condividono la loro passione per l’arte e la bellezza ancor prima del matrimonio quando erano giovani studenti universitari alla Sorbona di Parigi. Sono assidui frequentatori di musei e di concerti di musica. Raïssa è non solo pianista ma si diletta nel cantare. La produzione filosofica di Jacques Maritain, per quanto concerne l’estetica, copre un arco temporale molto ampio che va dal 1920 al 1960 e si declina lungo tutto il suo itinerario speculativo. Nella bibliografia maritainiana si possono individuare cinque opere fondamentali: Arte e scolastica (1920), Frontiere della poesia (1935); insieme alla moglie Raïssa scrive Situazione della poesia (1938), raccogliendo alcuni articoli sull’estetica. L’opera più organica e completa di Maritain, è L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia (1953), che raccoglie le sei lezioni tenute nel 1952 alla National Gallery of Art di Washington. Infine, da ricordare è La responsabilità dell’artista (1960), che sviluppa sei conferenze tenute alla Princeton University[4] . Questi cinque libri nascono da uno scambio vicendevole di riflessioni tra Raïssa e Jacques. Per comprendere questa estetica bisogna partire dalle poesie e dai testi poetici di Raïssa, nei quali intuizione poetica, riflessione filosofica, contemplazione mistica si intersecano, e che saranno raccolti da Jacques nel volume Poèmes et essais[5] . L’interesse per il problema estetico rappresenta una costante nell’esperienza culturale di Raïssa e Jacques Maritain che nella loro amicizia con pittori, romanzieri, musicisti, studiano l’opera d’arte nel suo sorgere e nel suo manifestarsi[6] . Raïssa non è soltanto un animo contemplativo, ma anche una poetessa che sa esprimere nelle composizioni le intuizioni spirituali della sua esperienza mistica; dal canto suo, Jacques non è soltanto un filosofo, ma sa giudicare con esperienza di critico d’arte opere teatrali e musicali, e sostenere pittori e musicisti nella loro esperienza creativa[7] . La necessità per Maritain di rivolgersi al dominio estetico è un corollario di una certezza presentita e vissuta esperienzialmente con la conversione al cattolicesimo e dell’incontro con l’enunciazione discorsiva degli asserti dogmatici della fede teologale. La dizione peculiare simbolica, il mistero della creazione e della fruizione estetica costituiscono per Jacques Maritain un alveo in cui sperimentare la pienezza della sua missione di filosofo nella fede. La dimensione simbolica è un humus fecondo non per ritrattare la sua speculazione abbandonandosi ad una presunta aleatorietà del logos estetico ma perché vede, nei suoi amici artisti e nella loro grammatica generativa, quella sintassi che avrebbe dovuto accompagnare anche la sua speculazione più astratta: la densità spirituale e simbolica dell’iter speculativo che sa eludere l’astrattezza anaffettiva del razionalismo asfittico. Interessarsi all’arte e all’estetica è necessario, perché Maritain da filosofo neoconvertito si sente un artista dei concetti, la cui missione è rilevare la presenza e la densità ontologica delle trame misteriose del reale. Interessarsi ai problemi dell’arte significa in concreto occuparsi in modo indiretto del problema di una filosofia che genera concetti nella fede. L’arte, in fondo, genera i suoi concetti in uno sfondo di sporgenza ontologica, di un’eccedenza che in tutti i modi cerca di afferrare e testimoniare. Esaminando in parallelo, si rivela come l’interesse per l’arte e per la filosofia proceda di pari passo con l’adesione dei due Maritain al cattolicesimo e alla scoperta del tomismo. Marcel è invece immerso prevalentemente nella sua passione per la musica, inizia a prendere lezioni di pianoforte e ha una rara capacità di leggere e decifrare al pianoforte intere partiture, passione condivisa con il Padre Henry Marcel. Marcel accompagna al pianoforte il padre, che ha una voce da baritono, e dopo la morte della madre la musica assume per lui i tratti di una consolazione religiosa a dispetto del clima anaffettivo e agnostico della sua famiglia. Marcel e Maritain, sviluppando la loro rara e profonda sensibilità estetica grazie alla presenza delle loro rispettive consorti, con una passione estetica che è il contrappunto del loro itinerario speculativo. Raïssa è una poetessa, Jacqueline è una musicista, e sono come due fuochi di un’ellisse della speculazione dei due filosofi. Sono i due poli, quello musicale e quello poetico, grazie ai quali il tomismo di Maritain, diventa dialogico e metodologico, e l’a-sistematicità di Marcel diventa struttura, forma e sistema attraverso la sua attività di compositore fin dal 1945. Il fuoco poetico e musicale è come ridiscusso e viene riassunto in una nuova cornice percettiva dopo la conversione al cattolicesimo di Maritain nel 1906 e di Marcel nel 1929; Marcel esaspera la sua pratica improvvisativa al pianoforte e il suo dialogo con la musica in tutti i suoi poliedrici aspetti e Maritain si fortifica nella riflessione sulla bellezza, intensificando inoltre le amicizie con gli artisti e le loro problematiche creative. La loro differente soggettività è ciò che determinerà la qualità della loro relazione e tutte le tortuosità e le reciproche incomprensioni. Pur se entrambi i filosofi sono uniti da una passione per l’arte e la bellezza, Maritain ha una primigenia vocazione irriducibilmente filosofica, anche se contemperata dalla passione per l’arte e la bellezza, condivisa con Raïssa; Marcel ha invece una primigenia vocazione per la musica ed è in dubbio se diventare un compositore o un filosofo e il rapporto con la musica segna inequivocabilmente il suo tragitto filosofico a cui decide poi di consegnarsi a quello esistenziale[8] . Entrambi i filosofi sono coinvolti, fin da giovanissimi, in una dimensione estetico-simbolica e si imbattono con il problema della dizione trasgressiva del logos estetico, ma la conversione al cattolicesimo origina una inevitabile problematizzazione, attivando una duplice risposta. Marcel continua a preferire un andamento a-sistematico forse per quella verità già primariamente ed esistenzialmente esperita attraverso l’evento musicale. La sua pratica improvvisativa al pianoforte si intensifica e l’idea di comporre diventa un’urgenza che attenderà la conversione di Jacqueline per inverarsi; una necessità di una forma, di una struttura, di un sistema su cui convergere, che ha il suo esito nella composizione di 45 mélodies per pianoforte e voce e tre piccoli pezzi per flauto tra il 1945 e il 1947[9] . Il retaggio estetico comune agisce in modo sincronico, da una parte l’attenzione continua di Maritain al problema dell’arte e il rapporto con gli artisti, dall’altra Marcel con le pratiche improvvisative al pianoforte e la sua passione per la musica e il teatro, che si declina in ambiti plurivoci. Il tomismo però è il vulnus della loro relazione, Marcel non può affidarsi al tomismo come vorrebbe Maritain, per la forza e l’impatto con la verità della musica, che è vissuta fin da subito come un’esperienza religiosa e un approccio concreto al mistero ontologico. Marcel deve affidarsi ad un andamento speculativo aperto, che potremmo definire melodico, il suo tragitto filosofico ha una intrinseca natura musicale; l’impianto concettuale, il sistema di ascendenza tomista rivelano per Marcel la loro inconsistenza rispetto alla carica de-situante ed eversiva della esperienza teofanica e ierofanica della musica, che lascia intuire, in maniera non concettuale ma dirompente, il mistero dell’essere. Il tomismo è vissuto da Marcel come una rigidità al cospetto della melodicità e delle idee musicali. Nella speculazione di Marcel c’è come una fluidità gnoseologica indotta dalla fruizione estetico-musicale che è irriducibilmente idiosincratica a quella formale e sistematica propria del tomismo. La scelta di affidarsi al logos filosofico di Marcel nasconde infatti un desiderio latente di trasporre su un piano concettuale ed epistemologico la verità musicale; l’a-sistematicità dialogica marceliana anche se dotata di una sua intrinseca unitarietà non poteva che fornire l’unica risposta filosofica plausibile. Maritain pur muovendosi su una comune piattaforma estetica, ha vocazione primariamente e nettamente filosofica; i Maritain continuano a cercare di pervenire all’assoluto con gli strumenti della concettualità a tutti i costi, anche a quello della loro vita. Il tomismo è per Maritain la risposta alle esigenze del concetto e della ragione speculativa, dopo essersi imbattuto con gli asserti teologali della fede rilevata; il tomismo è la base della sua vocazione dialogica con il mondo dell’arte, è la base certa sui cui poter orientare il discorso sul mistero dell’estetica. C’è in Maritain un logos filosofico che vuole tradurre il logos estetico e vuole interpretarlo, guidarlo e sorreggerlo, in Marcel c’è un originario logos estetico-musicale che vuole tradurre, interpretare e orientare il logos filosofico. Maritain non può perdere l’impianto tomista perché è la philosophia perennis che lo ancora alla realtà della fede nella sua elaborazione filosofica ed estetica, ed è proprio la scoperta del tomismo, che lo sospinge in una nuova vocazione filosofica. Marcel non può perdere dopo la conversione il radicamento ulteriore nell’impianto musicale che gli permette di correre il rischio di avventurarsi nella a-sistematicità teoretica, nel problema diretto con l’esistenza e il mistero, nel suo lavoro drammaturgico e nella realtà musicale in tutti i suoi aspetti.

Maestro dei Beati Becchetti, San Giovanni Evangelista, Fabriano, Pinacoteca S. Giovanni Evangelista
Sembra che Marcel risponda alla struttura dell’impianto tomista con una radicalizzazione della sua vocazione musicale, con una strutturazione delle sue improvvisazioni in vere e proprie composizioni con l’aiuto di sua moglie. Jacqueline, anche lei neoconvertita, si dedica alla fedele trascrizione armonica delle improvvisazioni di Marcel. Le Mélodies di Marcel sono come una sorta di contraltare musicale del radicamento e della radicalizzazione della metodologia tomista in Maritain. Due risposte diverse alla conversione che sembrano convergere nel medesimo punto, nella forma, nella certezza di qualcosa che resta al di là di tutto, entrambi come forma di trascrizione simbolica della verità rilevata. Le Mélodies di Marcel e il tomismo di Maritain sono dei corrispettivi simbolici, chiasmi che racchiudono in sé profonde analogie responsive. Rimane però un’altra simbolica corrispondenza: la dialogicità e l’andamento fluido ed esistenzialmente orientato del pensiero e della produzione filosofica di Marcel, che è come il corrispettivo simbolico dell’apertura di Maritain e della sua filosofia militante verso i problemi e le numerose urgenze del suo tempo, immerso in un perenne ed instancabile dialogo con intellettuali e gli artisti. Anche Marcel è immerso nella critica musicale e teatrale ma Maritain è immerso anche socialmente, le sue numerose amicizie e le corrispondenze sembrano far pensare ad una sorta di contrappunto costante della sua più formale produzione teoretica tomisticamente orientata. Tra i due filosofi esiste dunque un’assonanza profonda che oscilla tra dialogicità e sistematicità, tra logos estetico e logos filosofico, due strade che partono da un terreno comune che permarrà per tutta la loro esistenza che è quello di una rarissima sensibilità per la bellezza, l’arte e la musica, la cui influenza determina in diversa misura l’esito destinale dei loro destini incrociati.
1 Cf. P. Viotto, Grandi amicizie, Roma 2008.
2 Arthur Louriè (1891-1966), compositore russo esiliato a Parigi nel 1922, è impegnato anche sul fronte della estetica musicale che diventa modello ispirativo della speculazione di Maritain suo grande amico. Dagli scritti sulla musica di Marcel, Lourie è più volte citato. Gabriel Marcel conosce la posizione estetica di Lourié che in parte critica, sopratutto l’idea di una musica che è mimesis dell’anima, se non direttamente ma a partire dalla lettura che ne dà Marrou cf. H.I.Marrou, La musique selon Saint Augustin, in Confluences 2 (1943).
3 Lettera di Marcel a Maritain del 3/1/34, Archivio Maritain Kolbsheim
4 J. Maritain, Arte e Scolastica, Brescia 1980, Id., Frontiere della poesia ed altri saggi, Brescia 1981, J. e R. Maritain, Situazione della poesia, Brescia 1979. J. Maritain L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia, Brescia 1957, Id., La responsabilità dell’artista, Brescia 1963; ed. G. Galeazzi, R. Maritain, Poèmes et essais, Paris 1968 (tr. it., 372 Poesie, Milano 1990).
5 Id., Poèmes et essais, Desclée de Brouwer, Paris 1968.
6 Cf. R. Maritain, I grandi amici, tr. It. Milano, Vita e pensiero, 1974 e P. Viotto, Le grandi amicizie, Roma 2008. Cf.anche: P. Viotto, Jacques Maritain. Dizionario delle opere, Roma 2003; Id., Raïssa Maritain. Dizionario delle opere, Roma 2005; Id., Introduzione a Maritain, Bari-Roma 2000.
7 R. Maritain, Poesie, Massimo-Jaca Book, Milano 1990.
8 Cf. G. Botta, Il Mistero dell’esperienza estetica-Gabriel Marcel e la musica, Mimesis, Sesto San Giovanni 2014.
9 Cf. Id., La struttura dell’eterno-Le Mèlodies di Gabriel Marcel, Mimesis, Sesto San Giovanni 2014.